I sogni si fanno ad occhi chiusi – il ricordo sfuggente della voce di sua madre – chiudi gli occhi mio dolce principe.
Aprì gli occhi e si ritrovò ad osservare il soffitto del suo appartamento da quarantenne. Da un po' di tempo faceva un sogno ricorrente che gli lasciava una sensazione di benessere.
Alla radio passava l'ennesimo tormentone dell'estate, i bambini facevano colazione in salone e sua moglie era in bagno sotto la doccia.
Si alzò pigramente dal letto, sul materasso era rimasta la sagoma bianca del sudore, sembrava quella che viene tratteggiata intorno a un cadavere. Si ritrovò a pensare che come ogni estate in tv venivano trasmessi i soliti gialli. La voce alla radio lo fece ritornare alla realtà: Ennesima giornata record per le temperature alte, bere molta acqua, mangiare tanta frutta e verdura fresca.
Uscì in strada puntuale alle 08:25 in modo da riuscire a prendere con calma il treno delle 08:48 per andare in ufficio. Era d'obbligo la piccola sosta in edicola a cercare l’ultimo fumetto appena uscito o qualche rivista d’arte. La solita e noiosa attesa sulla banchina in compagnia del tizio che chiedeva l’elemosina e dei turisti in attesa del treno per l'aeroporto.
Nel vagone di norma si era obbligati ad ascoltare le telefonate degli altri passeggeri, quel giorno in particolare il racconto estivo, vero o immaginario, di immersioni subacquee e ritrovamenti di tesori sommersi fatto da una bellissima donna con indosso grandi occhiali da sole e un cappello di paglia bianco. Per lui invece la mente vagava lontano nel tempo, indietro nel ricordo dei suoi anni da archeologo in Siria e in Turchia. Gli anni dei viaggi in pullman e delle tante frontiere attraversate. Una volta era quasi entrato in Iran e un'altra in Israele ma in entrambi i casi gli era stata negato l'accesso. Chiuse gli occhi nella speranza che le otto ore di lavoro sarebbero volate via.
Tornò a casa mentre il sole stava già tramontando, i suoi figli gli corsero incontro e lo inondarono con i racconti della loro giornata e dei libri di favole comprati in libreria. La cena, le risate, gli ultimi cartoni animati prima di andare a letto, la favola della buona notte e alla fine i massaggini ai piedi di sua moglie sorseggiando una birra fruttata, rilassati sul divano.
Stanco dopo quella lunga giornata si sdraiò sul letto con la speranza di fare ancora quel sogno.
Buongiorno dolce principe - la voce forte e rassicurante di sua madre vicino al suo orecchio - è giorno, bisogna andare a scuola.
Sua madre era accanto a lui e gli accarezzava dolcemente il viso.
È successo mamma, ho fatto di nuovo quel sogno.
Quale?
Quello in cui sono un uomo adulto, non mi ricordo molto ma solo che mi mancava qualcosa, ma non sapevo cosa.
Non pensarci, per fortuna hai ancora tanto tempo. Adesso vai a fare colazione e poi subito a lavarti che dobbiamo andare a scuola.
Il bambino con un balzo scese dal letto e si voltò verso sua madre che stava mettendo a posto le lenzuola. Prima di andare a tavola pensò che finché c’era lei tutto sarebbe andato per il meglio.
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