sabato 28 gennaio 2017

Leggendo David Foster Wallace

DWF

In Principio ...

In principio c'era il tennis, con il campo, le racchette, la rete e il sudore sugli occhi. 
Poi c'era stata l'università con la filosofia, la logica e la distrazione per le ragazze. 
In seguito c'era stata la scrittura, la pubblicazione del primo romanzo e il sogno infranto di essere stato una promessa della nuova corrente letteraria americana. 
C'era stata la dura conseguenza della depressione, del ricovero e alla fine della rinascita. 
Dopo, finalmente, la solidità economica dell'insegnamento e di aver lavorato per quattro anni, alla fine del XX secolo, al più grande romanzo del XXI secolo. 
Infine il successo e la gloria eterna. 
Amen
La prima volta che sentii parlare di David Foster Wallace fu nel 2000 dai miei amici dell'università a Roma. La conversazione era stata più o meno la seguente:
-Hai letto l'ultimo romanzo di davfostr WALLACE?
-Chi lo sceneggiatore di Braveheart?
Risata.
-Ma no. Lo scrittore!
-Mai sentito.
-Ma come non hai letto "Infinite Jest"?
-No, tu?
-Ma certo! Non riuscivo a smettere di leggerlo. È un capolavoro.
-Veramente? Di che parla.
A questa domanda il mio interlocutore spesso si trasformava nel Conte Mascetti di Ugo Tognazzi e iniziava la sua Supercazzola.
-È una critica alla nostra cultura di massa, alla nostra società. C'è una ironia di fondo ...
-D'accordo ma il romanzo di cosa parla, qual'è la trama?
-Beh, vediamo, sai è molto difficile da riassumere, ci sono questi simbolismi...

Mi apparve chiaro che molti di quelli che mi parlavano del romanzo alla fine non l'avevano neanche comprato. Avevano letto le recensioni, ne avevano sentito parlare ma credo che pochi avessero avuto il coraggio di affrontare un romanzo di 1200 pagine circa, più 100 di note.
Io, al contrario, più per vezzo che per reale disinteresse, vantavo sfacciatamente la mia ignoranza sull'autore e men che meno sul romanzo. In segreto però cercavo, leggevo e mi informavo su chi o cosa fossero l'autore e il suo capolavoro. Però non avevo il coraggio di leggerlo, mi provocava, e mi provoca tutt'ora, un senso di fastidio e impotenza che è lo stesso che mi viene quando penso alla possibilità di scalare il K2. Da questo punto di vista DFW può fare compagnia al vecchio Zio Jimmy Joyce il cui "Ulisse" è in bella mostra sullo scaffale della mia libreria ancora avvolto nella sua plastica.
Quanto volte ho provato a leggere DFW? Tante e tante volte.
Ho iniziato a leggere "Brevi interviste con uomini schifosi" che il mio amico D.P. - l'unico che conosco che ha veramente letto "Infinite Jest" e l'"Ulisse"- mi ha regalato nel 2004 per il mio trentesimo compleanno. Purtroppo, dopo la solita bellissima introduzione della maestosa Fernanda Pivano, ho faticato a completare la lettura dei racconti.
A quel punto mi era evidente in modo imbarazzante che io e Dave non eravamo fatti l'uno per l'altro. Ne riconoscevo la grandiosità e l'originale modo di scrivere, ma per chi come me ha dei forti limiti nella lettura era uno scoglio troppo grande.
Capitolo chiuso? Ovviamente no.
Gli anni passano e alla fine mister DWF irrompe nuovamente nella mia vita. È il 12 settembre 2008 e il buon vecchio Dave decide che è il momento di uscire di scena nella maniera più plateale possibile: si fa trovare impiccato nella veranda di casa. Molto clamore, e tutti che riprendono a parlare di lui e dei suoi romanzi. Nuovamente tutti avevano letto DWF, tutti erano lettori della prima ora, tutti erano fan appassionati. Non vi dico il mio pensiero in merito a questi "fans", ma personalmente questo episodio mi convinse del fatto che in qualche modo dovevo tentare nuovamente un approccio allo scrittore. A quel punto mi sono dato furbamente una data - parliamo del 2008 - in cui avrei letto "Infinite Jest", nel 2016 a vent'anni esatti dalla prima pubblicazione americana.
L'ho fatto? Ovviamente Si.
Altrimenti non mi troverei qui a scrivere questa lunga e noiosa premessa (anzi, se sei arrivato fino a qui, complimenti hai raggiunto il livello di Sayan DWF).  Posso dire che, seppur con infinita fatica, ho letto "Infinite Jest", ho cavalcato la bestia e ne sono uscito vivo. 
Di cosa parla "Infinite Jest"? Di futuro, di droga, del nostro presente, di tennis, di un film, di onanismo, di inclusione, di indipendenza e tante altre cose. 
Ma a questo punto fai prima a leggertelo - incluse le note - che a fartelo spiegare.

Nessun commento:

Posta un commento